sabato, 30 giugno 2007

Angus Young,rock n' roll ain't noise pollution


non c'è molto da dire,anzi forse niente..

Cliff Williams


Cliff Williams (Romford, Essex, 14 dicembre 1949) è un musicista inglese, noto soprattutto per essere il bassista degli AC/DC dal 1978.
Cliff si trasferì a Liverpool all'età di nove anni e lì trascorse l'adolescenza. Il suo primo lavoro fu operaio in una fabbrica.
Alla fine degli anni '60 diede le dimissioni per tentare la fortuna come musicista professionista. Insieme al cantante Mick Stubbs, il chitarrista Laurie Wisefield, il tastierista Clive John, il batterista Mick Cook e lui al basso, formarono gli Home
Nel 1970 il sound del gruppo, a metà fra un hard e un soft rock, valse un contratto con la Epic.Nel novembre 1971 gli Home fecero da gruppo spalla ai Led Zeppelin.
Nel 1974, a seguito dello scioglimento degli Home, Cliff Williams tornò in Gran Bretagna per formare un nuovo gruppo, i Bandit, ma nell'estate del 1978 Wiliams lasciò per unirsi agli AC/DC, prendendo il posto di Mark Evans.

Mark Evans


Mark Whitmore Evans (Melbourne, 2 Marzo 1956), è un bassista rock australiano.
Dal 1975 al 1977 fece parte del gruppo hard rock AC/DC come bassista e back vocals in pianta stabile. Partecipa alle registrazioni ed ai rispettivi tour degli album T.N.T., High Voltage, Dirty Deeds Done Dirt Cheap e Let There Be Rock. Nonostante il grande successo che stava ottenendo la band, Evans lascia nel 1977 e viene sostituito da Cliff Williams (costui è ancora l'attuale bassista) per l'album Powerage. Dal 1978 Evans suonerà in svariate band (tra le quali Finch, Heaven e Contraband). Resta comunque notevole l'apporto artistico di questo bassista nei primi album degli AC/DC, nei quali sono contenuti capolavori come Let There Be Rock, Problem Child, Whole Lotta Rosie, High Voltage, T.N.T., The Jack e molti altri brani di fama mondiale.

venerdì, 29 giugno 2007

Sting


Nato a Newcastle, città inglese nota per i cantieri navali e per le antiche mura romane, questo ex insegnante, allenatore di calcio e operaio di lavori stradali, ha fatto della sua arte una ricerca perpetua. Sono i Police a permettergli di affermarsi in tutto il mondo come compositore, autore e cantante: con “Outlandos D’Amour”, “Regatta De Blanc”, “Zenyatta Mondatta”, “Ghost in the Machine”, “Synchronicity” e una serie di raccolte e album dal vivo, il trio capeggiato da Sting si pone all’avanguardia della musica contemporanea negli anni a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta.Proseguendo poi da solista, proprio quando i Police erano all’apice della loro carriera, Sting non ha mai smesso di correre azzardi. “The Dream of the Blue Turtles” , “Bring on the Night”, “Nothing like the sun”, “The soul cages”, “Ten Summoner’s tales”, “Mercury Falling” e “Brand New Day” costituiscono una straordinaria sintesi di espressione personale e comunicazione universale. Spesso nelle cronache per il suo impegno nel campo dei diritti umani, Sting considera il suo attivismo una naturale conseguenza del fatto di essere un cittadino del Pianeta Terra. È tuttora impegnato a sostenere le cause dell’ambientalismo (con la moglie Trudie Styler ha fondato la Rainforest Foundation), di Amnesty International e dei diritti umani in ogni ambito. A suo avviso la sfera personale e quella politica sono tutt’uno; l’arte e l’azione diventano inestricabili. Infine, da buon comunicatore totale, oltre ai suoni Sting esplora le immagini; ha avuto ruoli in diversi film, tra cui “Quadrophenia”, “Stormy Monday”. “Dunes” e “Lock, Stock and two Smocking Barrels” (diretto da Guy Ritchie, marito di Madonna), comparendo anche a Broadway nell’ “Opera da tre soldi”. A proposito della sua inesauribile energia, Sting ha sagacemente commentato: “Nessuno è ancora mai riuscito a impormi un limite. Ci hanno provato, ma sono sempre stato capace di divincolarmi ed evitarlo, e continuo a farlo”.Eppure lungo tutto il percorso di ricerca una stella polare è sempre rimasta fissa: la musica. Eletto recentemente alla National Academy of Popular Music’s Songwriter Hall of Fame, Sting viene sempre più identificato con un approccio alla musica che non conosce frontiere, limiti o distinzioni di genere. Orgoglioso di poter annoverare tra i suoi collaboratori Branford Marsalis, Stevie Wonder, James Taylor, olter a Miles Davis, l’arrangiatore Gil Evans e il cantante algerino Cheb Mami, Sting è riuscito a dare corpo a un mondo musicale che, al pari del suo autore e creatore, resiste a ogni semplicistica definizione.Nel 1999 pubblica “Brand New Day”, che si aggiudica tre dischi di platino negli Stati Uniti, due premi Grammy come Miglior Album Pop e Miglior Interpretazione Vocale Pop Maschile e si avvicina alle 7 milioni di copie vendute in tutto il mondo. Il successo dell’album lo porta a esibirsi al leggendario Superbowl, l’appuntamento immancabile degli americani con la partita ‘di coppa’ del football e gli viene dedicata una stella nella celebre Walk of Fame a Hollywood. Come se non bastasse, viene nominato agli Oscar per la miglior canzone originale grazie a “My Funny Friend And Me” tratto da “Le Follie Dell’Imperatore”, il film Disney che ha sbancato al botteghino. Nell’estate 2001 approda in Europa per un tour che riscuote grande successo. L’11 settembre 2001, il giorno dei tragici eventi terroristici che colpiscono gli Stati Uniti, Sting è nella sua casa nel Chianti toscano per una performance live davanti a una fitta schiera di addetti ai lavori e amici intimi, da cui scaturisce l’album live “All this Time”, pubblicato nel novembre dello stesso anno.Dopo 4 anni dall’ultimo lavoro in studio Sting torna con “Sacred Love”, un disco studiato fin nei dettagli del packaging per risultare diverso dalla sua precedente produzione e per lasciare una traccia indelebile nella sua discografia. In queso nuovo lavoro, anticipato dal singolo "Send Your Love", Sting si riavvicina alle atmosfere R&B dopo la performance con Mary J. Blige per "If You Love Somebody Set Them Free" in occasione dei VH1 Awards, i premi della musica assegnati dalla tv americana VH1. "Whenever I Say Your Name" è il frutto della collaborazione con la regina dell’R&B a distanza di due anni da quell’evento. Insomma, superata la soglia dei 50 anni e con ben 6 album solisti alle spalle Sting esce nuovamente allo scoperto per una nuova virata della sua carriera.

Janis Joplin


La prima autentica femminista nella storia del rock. E con un'ugola da brivido.Janis Joplin, voce rauco-blues-miagolante e supersexy, rimarrà per sempre nella colonna sonora ideale dei Sixties: emotiva ed energica al tempo stesso. La sua parabola musicale e personale la colloca tra gli eroi maledetti della grande stagione del Rock'n'Roll.La carriera solista, breve (negli anni) ma fulminante (nelle vendite), incomincia sul finire del decennio '60, quando la cantante lascerà la band dei Big Brother, inaugurando una serie di performance che passeranno alla storia. Il più grande merito di Janis Joplin è comunque di natura "sociologica":
è Janis che ribattezza il ruolo della donna nella cultura rock
è Janis che inaugura l'immagine della cantantessa sexy e sfrontata su e giù dal palco
ed è proprio Janis che inventa quell'incredibile stile vocale rauco & elettrico, clonato milioni di volte nei decenni seguenti: da Melissa Etheridge ad Alanis Morissette, da (perché no?) Steven Tyler ad Axl RoseMa dove affonda le radici Janis Joplin? A Port Arthur, la piccola cittadina texana dove nasce (19 gennaio 1943), cresce e dove sviluppa l'insofferenza verso ogni ambiente conservatore che sarà il suo eterno marchio di fabbrica. La musica è una via di fuga per la cantante: fin da ragazza inizia a strimpellare blues e folk per fuggire lontano da questo ambiente che le trasmette solo oppressione e contraddizione. Non è certamente una novità per gli Anni '60, se ne incontravano tante di persone così: infatti nel cammino di Janis ci imbattiamo anche in un certo Jorma Kaukonen, che più avanti diventerà chitarrista dei Jefferson Airplane. E Lady Janis sarà sempre una ragazza problematica: bruttina e sgraziata, si porterà dietro questo complesso di inferiorità che, a contatto con lo scintillio dello showbiz, sarà una delle cause della sua discesa autodistruttiva verso gli inferi.Alcune registrazioni del periodo degli esordi (inedite fino alla morte della nostra) documentano il debito di Janis nei confronti della grande Bessie Smith, ma dimostrano anche che la cantantessa aveva già le carte in regola per vantare uno stile personale ben prima del sodalizio col gruppo che poi la lancerà nel firmamento rock, Big Brother & the Holding Company.Attirata dal richiamo della hippy revolution, nel 1966 Janis si trasferisce a San Francisco (c'era già stata prima, ma di passaggio) ed entra nella band (dal sound molto psichedelico, in linea con la Città dei Fiori). La sua voce è qualcosa di veramente eccessivo e i primi mesi sono sufficienti a regalarle il passaporto per la notorietà planetaria. Anche a dispetto dei musicisti e del materiale: tutti e due non sempre su livelli ottimali.Big Brother non è granché come band, tuttavia quella miscela di blues e psichedelia aiuterà Janis (non sempre lead-singer nei brani del gruppo) ad affinare lo stile solista che nascerà poco dopo: e sarà proprio lei a regalare al combo l'unico briciolo di celebrità. L'anno è il 1967, la canzone è "Ball and Chain" (forse la migliore performance di Janis, catturata su film) e la cornice è lo storico Festival di Monterey, in pieno clima Flower Power.Dopo il debutto su etichetta Mainstream, i Big Brother si legano al manager Albert Grossman e migrano alla Columbia. Janis esce dal gruppo immediatamente dopo la pubblicazione del secondo album, "Cheap Thrills" (che comunque si piazza al top delle chart nel 1968), per inseguire golosi presagi di gloria.L'inizio dell'attività da solista avviene con "I Got Dem Ol' Kozmic Blues Again Mama!", registrato assieme alla Kozmic Blues Band, un ensemble che comprende persino una sezione fiati e dove suona un trasfuga dei Big Brother (il chitarrista Sam Andrew). Pur essendo un hit, "Kozmic Blues" non è la miglior prova della nostra: la Kozmic Blues Band suona sicuramente più pulita del vecchio gruppo, ma certe vibrazioni soul-rock e quell'atteggiamento un po' distaccato danno un'impressione di generale forzatura. Questo non impedisce alla nostra di incidere hit assolute: per esempio "Try (Just a Little Bit Harder)" e "Little Girl Blue", in cui la sua voce tocca corde inarrivabili di strazio e commozione.Dopo il debut-album, la carriera di Janis Joplin diventa un'amara altalena fra droghe, alcolismo e amori sbagliati che riempiranno le biografie dei successivi decenni. Strano, perché musicalmente le cose cominciano ad andare bene proprio poco prima della morte: finalmente Janis trova una band di supporto più versatile, la Full Tilt Boogie Band, e ci fa l'ultimo disco: "Pearl", mirabilmente prodotto da Paul Rothschild, che aveva creato l'onirico e veemente suono dei Doors. L'album non convince appieno la critica: forse pecca in abrasività, tuttavia "Pearl" è la prova lampante della maturità raggiunta da Janis Joplin nell'ultimo periodo. Gli stili, una volta molteplici e sparsi, formano ora una miscela unica che è blues, è soul, è folk, è rock e non è nessuna delle suddette cose. È solo il Janis sound: e solo se ascoltiamo "Mercedes Benz", "Get It While You Can", e la versione di "Me and Bobby McGee" (hit presa da Kris Kristofferson, che le regalò il numero 1 postumo nelle chart) possiamo capire davvero quale fenomeno di sensualità musicale sia la Signora Janis Joplin.Janis Joplin viene trovata morta per un'overdose di eroina nella stanza di un albergo a Hollywood il 4 ottobre 1970: pochi giorni dopo uscirà "Pearl".La perla entra in circolazione, ma il gioiello... quello non c'è più.

John Paul Jones


John Paul Jones (vero nome John Baldwin, nato il 3 gennaio 1946 a Sidcup, Londra) è un musicista e compositore rock britannico, noto soprattutto come bassista, tastierista e co-autore dello storico gruppo hard rock dei Led Zeppelin. È ancora attivo nella scena musicale; fra i suoi lavori più recenti si possono citare la collaborazione con Diamanda Galas e la partecipazione come orchestratore d'archi nell'album Automatic for the People dei R.E.M..
Una sua famosa dichiarazione di come è entrato a far parte dei Led Zeppelin è la seguente: "Stavo vagando da un paio di giorni assonnato per casa, dopo diverse collaborazioni non avevo nulla da fare; fino a che mia moglie mi ha detto: "La smetti di trascinarti per casa, esci di qui, fai qualcosa cercati una band!"Avevo appena saputo che un muscista con cui avevo precedentmente collaborato, Jimmy Page, cercava un bassista..."

Jim Morrison


James Douglas Morrison, meglio noto come Jim Morrison (Melbourne, Florida, 8 dicembre 1943 - Parigi, Francia, 3 luglio 1971) è stato cantante e leader del celebre gruppo rock statunitense The Doors, poeta e scrittore. "Poeta del sesso e della morte", viene ricordato come una delle figure più carismatiche della musica pop e rock di tutti i tempi. Le sue opere e la sua vita sono state oggetto di un'ammirazione quasi religiosa da parte di numerosissimi fan in tutto il mondo.
Jim Morrison nacque l'8 dicembre 1943 a Melbourne in Florida, figlio dell'ammiraglio George Stephen Morrison e di Clara Clark, il primo in servizio presso la Marina degli Stati Uniti e la madre casalinga.
Essendo nato in una famiglia militare dovette trasferirsi diverse volte per tutti gli Stati Uniti. Nell'infanzia di Morrison c'è il continuo conflitto con l'autorità della madre, unico punto ed icona nella famiglia per via della mancanza del padre.
A scuola Morrison era tra i ragazzi più colti ma gli piaceva dare spettacolo (note a tutti gli studenti delle sue accademie il suo "fingersi morto" per le scale e dare fastidio in classe), era un acuto lettore e ascoltatore, si avvicinò molto alla cultura beatnik nella sua permanenza a San Francisco (California). La sua infanzia fu molto tormentata, i vari problemi familiari per la mancaza del padre si aggravarono quando (secondo una confessione fatta ad un amico) fu stuprato dal padre stesso, e nel tentativo di dirlo alla madre gli fu dato del bugiardo.
L'incontro fra Morrison e il sesso nell'età adolescenzale fu molto psicolabile, si divertiva a tagliuzzare pagine di fumetti e mettere i personaggi in posizioni osé. Morrison nell'età adolescenziale ebbe anche una ragazza, Tandy Martin, il rapporto con lei fu spesso sconvolgente e frustante: Jim la tormentava dandole fastidio e facendola assistere alle sue sbornie notturne. Prima di partire per San Diego Jim la tormentò per l'ultima volta sotto al finestra di casa sua per poi scomparire nella notte.
Per molti anni Morrison visse dai nonni (lontano dalla famiglia che si era trasferita a Phoenix), frequentando la Florida States University, cercò di ridurre al minimo le sue sbandate notturne per non dare fastidio ai suoi nonni (bigotti e conservatori). Però a Jim la Florida stava stretta, negli U.S.A. erano momenti difficili, la morte di Kennedy e il movimento musicale gridavano un aria di libertà per tutti i giovani e Jim non poteva essere da meno. In quel periodo Jim era appassionato da ogni genere di film cosi decise di traferirsi in California all'UCLA (University of California, Los Angeles), ma quando chiese i soldi alla famiglia, gli fu rifiutato ogni credito e così Morrison si ritrovò senza soldi e un sogno. Decise d'iscrivesi lo stesso all'università, affittò un appartamento a Los Angeles (di cui diede informazioni false alla famiglia, con cui aveva ormai rotto ogni rapporto, facendogli pagare un affitto maggiore per spendere i soldi in libri).
In California Morrison conobbe l'amore della sua vita Pamela Courson (con cui ebbe un rapporto molto tormentato) e Ray Manzarek con cui fondò i "Doors".


Con i Doors

Studente di Cinema alla Ucla di Los Angeles, condusse una vita in stile bohémienne nelle vicinanze di Venice Beach. Un incontro casuale con il compagno di università Ray Manzarek portò alla formazione dei Doors, in cui confluirono poi anche il chitarrista Robby Krieger e il batterista John Densmore. Il nome The Doors (Le Porte) deriva da un libro di Aldous Huxley, Le porte della percezione, a sua volta preso da un verso di una poesia di William Blake. Una porta è un passaggio tra due mondi, non si sa cosa si incontrerà nell'altro mondo finché non si oltrepassa quel passaggio, come diceva lo stesso Morrison: "Ci sono il noto e l'ignoto, e in mezzo ci sono le porte".
Con i Doors il successo arrivò dopo l'uscita del primo omonimo album; la loro musica era un blues-rock psichedelico assolutamente originale, con le tastiere di Manzarek che davano l'impronta al sound con lisergici motivetti vaudeville, boogie woogie e jazz; con la chitarra-flamenco di Krieger (ora gitana, ora hawaiana) che duettava con le tastiere e creava l'atmosfera giusta su cui poteva incedere la voce (angelica a volte, demoniaca altre) di Morrison... il tutto veniva poi condito da una teatralità da tragedia greca che faceva dei concerti dei Doors un'evento da seguire come se si fosse alla presenza del dio Dioniso (Morrison) impegnato ad istruire le folle.
Tra i vari soprannomi di Jim Morrison si possono ricordare Mr. Mojo Risin (un anagramma del suo nome), il Re Lucertola (da un verso del suo poema epico Celebrazione della lucertola, parte del quale appare nell'album del 1968 Waiting for the Sun), e Jimbo.
Nel 1970 Morrison partecipò ad una cerimonia in stile Wicca, simile ad un matrimonio, con la giornalista/scrittrice Patricia Kennealy, ma egli non considerò la cerimonia molto seriamente, così come racconta in un'intervista nel libro Rock Wives della Kennealy. La relazione infatti non durò molto. La relazione più seria e duratura fu quella con Pamela Courson (22 dicembre 1946- 25 Aprile 1974), da Jim Morrison definita "compagna cosmica", che incontrò per la prima volta a Los Angeles nel 1965 e che morì per overdose tre anni dopo il compagno.
Negli anni di ascesa al successo dei Doors con l'album omonimo e il singolo di maggior successo Light My Fire, lo stile di vita "sesso, droga e rock and roll" di Jim era sempre più intenso; egli divenne così un accanito alcolista e la band ne risentì.
Nel 1969 durante un concerto a Miami, sotto l'effetto di stupefacenti, fu accusato di atti osceni, di aver mostrato i genitali al pubblico, ma di questo ancora non esistono prove certe, essendosi lui sempre proclamato innocente, e non essendoci testimonianze chiare neanche da parte dei suoi stessi compagni di band, a pochi metri da lui, e simulato una fellatio a Krieger mentre suonava: per questo fu poi condannato dopo il processo,
La vita di Morrison può essere presentata con una frase di William Blake: "La strada dell'eccesso conduce al palazzo della saggezza". Già prima della formazione dei Doors faceva uso di droghe allucinogene e beveva alcool in quantità industriali, a volte presentandosi alle registrazioni ubriaco (lo si sente singhiozzare nella canzone Five to One). Spesso indulgeva in una condotta sessuale eccessiva, fatta di sesso con partner sempre diverse o di vere e proprie orge, anche se rimase sempre accanto alla sua musa ispiratrice e compagna di vita Pamela. Troppe volte si è voluta attribuire a Morrison solo quella parte "maledetta" di sè, fatta di eccessi che ben si prestano al successo editoriale e cinematografico; in realtà egli era anche ( e soprattutto...) un uomo colto e sensibile, addirittura timido con le donne tanto da dichiarare che la cosa che preferiva fare con una ragazza era parlarci.
Jim Morrison è stato infine un vero poeta; un poeta che voleva cambiare il mondo, ma che dal mondo fu condannato e poi giustiziato sul patibolo della realta', ergendosi così allo status immortale di Mito..


La poesia

Era attratto dalla cultura beat dei romanzi di Jack Kerouac e delle poesie di Allen Ginsberg, di cui si notano evidenti influssi nelle sue liriche, e dal teatro greco (Dioniso e le Baccanti). Si ritrova comunque nella poetica di Jim Morrison una forte influenza della poesia simbolista francese (Arthur Rimbaud e la sua filosofia sullo sregolamento dei sensi per scoprire l'ignoto).
Già nei primi anni dell'adolescenza si poteva intravedere nella personalità di Jim Morrison la sua vocazione di poeta-ribelle. Incominciò proprio in questi anni a tenere un diario dove scriveva le sue prime poesie che sarebbero comparse in futuro nelle sue canzoni.
Circondato da un'aura che lo ha spesso fatto accostare ai poeti maledetti e a quelli della beat generation, Morrison è stato comunque uno dei maggiori ispiratori della (sotto)cultura - almeno a parere di molti - legata all'uso di sostanze stupefacenti, di cui fu accusato di teorizzarne il consumo, confortato dal pensiero di Nietzsche, Rimbaud, Blake, Baudelaire, etc.
Scrisse e pubblicò varie raccolte di poesie, tra cui una pubblicata postuma Tempesta Elettrica, da molti considerata l'apice della sua poetica. Anche gli altri lavori sono comunque più che ottimi, tanto che viene solitamente paragonato a poeti che hanno cambiato la storia della scrittura. Tracce della sua poesia possono comunque essere rintracciate nei primi album della band, considerando che era abitudine musicare le poesie che Jim aveva composto sin dall'adolescenza.


La morte

Morrison si trasferì con Pamela a Parigi nel marzo 1971 con l'intenzione di dedicarsi solo alla poesia e di smettere di bere. Morì nella sua casa parigina il 3 luglio 1971, nella vasca da bagno. A 27 anni Jim trova così la tanto decantata morte ("...The End...my only friend, The End..."). Lasciò tutto ciò che aveva alla sua amata Pam che non resistette molto senza di lui, infatti si suicidò pochi anni dopo il 25 Aprile 1974. Dopo la morte di Morrison, i giornalisti pubblicarono degli articoli nei quali si parlava della "maledizione della j". Dopo la morte di Janis Joplin, Brian Jones, Jimi Hendrix e ora anche Jim Morrison (tutti a 27 anni) si pensava avessero i giorni contati anche John Lennon e Mick Jagger.
Molti fans e biografi hanno sostenuto che la causa della sua morte fu un'overdose, i referti medici ufficiali parlano di arresto cardiaco, ma l'autopsia non venne fatta. Jim è sepolto nel famoso cimitero di Pere Lachaise nella capitale francese; oggi la tomba è circondata da un recinto e la lapide originaria è stata recentemente sostituita a causa dei numerosi graffiti lasciati dai fans, anche sulle tombe circostanti. Tale sostituzione, ad opera dei genitori del cantante, riporta una frase in greco antico (ΚΑΤΑ ΤΟΝ ΔΑΙΜΟΝΑ ΕΑΥΤΟΥ) il cui senso si riferisce alla coerenza con cui egli visse e la cui traduzione è: fedele alla sua anima. Morrison è uno di quei pochi prescelti che può vantarsi di avere ancora delle ragazze che ogni tanto si appoggiano sulla sua tomba.
Jim Morrison ancora oggi rimane un icona mondiale e attira ancora a distanza di 35 e passa anni dalla sua morte migliaia di nuovi fan, e i suoi dischi (sia musicali che di poesia), i suoi libri vendono ancora oggi.
La leggenda di Jim Morrison è stata raccontata nel 1991 da Oliver Stone nel film biografico The Doors, con Val Kilmer nella parte di Jim, splendidamente, oniricamente interpretata. Gli amici più stretti di Jim, tuttavia, ritengono che il film dìa una visione del tutto distorta e parziale della realtà. Lo stesso Ray Manzarek, interpellato da Stone in qualità di consulente, sciolse la collaborazione in seguito al rifiuto di Stone di modificare alcune scene ben poco realistiche e molto spettacolari, e da allora riservò al regista parole aspre.
Molte persone credono che Morrison viva ancora in incognito una vita segreta con Pamela. Le voci su una presunta seconda vita vennero ulteriormente alimentate in seguito alla pubblicazione del libro Vivo! di Jacques Rochard, un grafico francese, che sostiene di aver incontrato Morrison a Parigi nel 1980 e al quale Morrison stesso avrebbe confessato di aver inscenato la propria morte per sottrarsi alla pressione della popolarità e dedicarsi alla poesia.
Testimonianze di persone, alcune delle quali ancora in vita oggi, che frequentavano Jim a Parigi ricordano e ricostruiscono i momenti di quella tragica notte del 3 Luglio 1971, in particolare un buttafuori di un locale notturno il "Rock'n'Roll Circus" ricorda di aver visto Jim quella sera nel locale incontrare uno spacciatore che vendeva abitualmente droga a Pamela, Jim sperimentatore di eccessi aveva provato l'eroina solo due giorni prima con Pamela. Poco più tardi il buttafuori viene chiamato da alcuni clienti che dicono di un uomo che si è sentito male alla toilette, ma quando arriva l'uomo è gia stato portato via. Una ragazza hippie che frequentava quel locale ricorda: "Stavo uscendo dalla toilette e vedo un uomo appoggiato alla porta che si lascia cadere a peso morto, qualcuno gli chiede, Mr. Morrison sta bene? Serve aiuto?, poi in due lo prendono di peso e lo trascinano fuori passando da una porta che dà sul retro."
Altri fatti compongono poi alcuni tasselli: un loro amico, il conte Jean de Breteuil, che forniva l'eroina a Pamela il giorno dopo parte in tutta fretta con la sua fidanzata per l'Australia dove rimarrà alcuni mesi. Un altro si confida con un amica modella di Jim, Elizabeth Lariviere (detta Zozo), preoccupato perché Jim possa essere morto in seguito alla droga che gli era stata data. In stato di overdose è importante non addormentarsi, una tecnica usata è quella di immergersi o immergere il corpo in una vasca di acqua fredda, dove è stato poi trovato Mr. Mojo Risin.
In questa storia non c'è niente di misterioso o macchiavellico come spesso si narra attorno ai miti del nostro tempo per renderli immortali, in quei giorni nel mondo parigino della droga c'è molta agitazione, ma anche Pamela ne fa parte, anche lei teme forse ripercussioni, ma la testimonianza ufficiale dell'accaduto è la sua.
I funerali si tengono in segreto la mattina del 7 Luglio 1971 presso l'unico cimitero che ospita gli stranieri a Parigi, Père Lachaise, partecipano: la fidanzata Pamela Courson, il manager Bill Siddons, e gli amici Agnès Varda e Alain Ronay.
Il mito di Jim Morrison (così come quello di altre star "bruciate" come Elvis Presley, Kurt Cobain, James Dean e Marilyn Monroe) vivrà per sempre. E così come per questi ultimi, il prezzo da pagare per l'immortalità è stato la vita stessa, prezzo questo che nel caso di Jim ci piace pensare che sia servito ad acquistare un biglietto di sola andata per un viaggio di piacere al Paese oltre le Porte.


Piccola curiosità

Pochi sanno che il grido di Jim Morrison non poteva essere paragonato a nessun suono naturale, tranne che al rumore di una tela di seta che viene squarciata. Jim, inoltre, non ha mai riconosciuto i suoi genitori. In ogni intervista smentiva la loro esistenza e narrava di una presunta morte in un incidente stradale.

mercoledì, 27 giugno 2007

Duff McKagan


Michael Andrew "Duff" McKagan (Seattle, 5 febbraio 1964) è un bassista statunitense, famoso per aver suonato nei Guns N' Roses dal 1985 al 1998. Egli ha inoltre fatto parte di molte altre band come Silly Killers, Ten Minute Warning, The Fast Backs, Hobo Skank, Angelic Upstarts, Road Crew, Hollywood Rose, DUFF, Wayne Neutron, Neurotic Outsiders, Loaded, Velvet Revolver.
Riceve già i primi rudimenti del basso da suo fratello maggiore Bruce, ancor prima di finire le elementari. Nonostante questo sia sempre stato il suo strumento principale (in omaggio a Sid Vicious, il suo idolo, iniziò a portare al collo un lucchetto e una catena), ha suonato la batteria in numerose band. All'età di diciannove anni compra un nuovo basso e un amplificatore, e parte per Los Angeles, dove suona in dozzine di band, tra le quali The Fartz e Ten Minute Warning.
Dopo aver risposto a un annuncio di una band, i Road Crew, che cercava un nuovo bassista, conosce Slash, chitarrista, e Steven Adler, batterista. Nel 1985 i tre si uniscono a Izzy Stradlin e Axl Rose, dando vita ai Guns n' Roses, che esordiscono il 6 giugno 1985 al Troubadour di Los Angeles.
Si sposa per la prima volta il 28 maggio 1988 con Mandy Brix, cameriera in un ristorante giapponese di L.A. e membro della band The Lame Flames. Divorziano nel 1990. Si risposa nel settembre del 1992 con Linda Johnson, per poi divorziare nel settembre del 1995.
Dopo la separazione dai Guns N' Roses, avvenuta nel 1998, Duff affronta un percorso di disintossicazione da alcool e droga, torna a Seattle per stare vicino alla madre, affetta da morbo di Parkinson e deceduta nel 2000. Fonda numerose band, di vita breve, partecipa marginalmente al progetto di Slash, gli Slash's Snakepit, e collabora con Izzy Stradlin nella registrazione del suo disco, Beautiful Disease.
Dal 2002 entra a far parte dei Velvet Revolver, un gruppo Hard & Heavy composto da Slash, Matt Sorum (batterista che ha sostituito Steven Adler nei Guns n' Roses), Scott Weiland, cantante leader degli Stone Temple Pilots e da Dave Kushner, chitarrista del gruppo hard rock Wasted Youth.
L'album d'esordio, Contraband, è uscito l'8 giugno 2004.

BASSO ELETTRICO


Il basso elettrico è uno strumento musicale della famiglia dei cordofoni, simile alla chitarra elettrica, ma con una intonazione più bassa. Questo strumento è anche molto vicino al contrabbasso, con il quale condivide soprattutto l'intonazione delle corde. È lo strumento più popolare nella base ritmica di molti generi musicali moderni come jazz, punk, ska, pop, rock, heavy metal e la moderna musica orchestrale.


Corpo

Il corpo del basso elettrico è solitamente realizzato in legno massiccio (solid body). La forma del corpo, la qualità del legno utilizzato e la tipologia di innesto del manico nel corpo condizionano la qualità del suono dello strumento, ma costituiscono anche un criterio di valutazione che viene influenzato dalle tendenze del periodo. La realizzazione del corpo a strati o in un pezzo unico influisce direttamente sulla compattezza dello strumento, e naturalmente sulla qualità sonora. Il corpo infine può essere verniciato con vernice coprente o meno, oppure rifinito con cera o vernice satinata, permettendo di apprezzarne tutta la bellezza del legno e la cura della costruzione.
Sono presenti sul mercato anche bassi elettrici con la cassa armonica cava (hollow body) ma le caratteristiche sonore di questi strumenti li rendono adatti solo a pochi contesti musicali.


Manico

Il manico ospita la tastiera dello strumento, e permette il passaggio delle corde. Termina da un lato con la paletta, che per mezzo delle meccaniche consente di porre in trazione le corde e di accordarle fino alla tensione desiderata, e dall'altro con il corpo dello strumento. È di solito realizzato in diversi strati, anche nove ed oltre. Questo consente all'elemento una sufficiente stabilità per mantenere l'intonazione e un'adeguata capacità di trasmettere le vibrazioni al corpo. Il modo in cui il manico viene congiunto al corpo infatti determina in gran parte il sustain dello strumento. Fra i metodi più diffusi, il "bolt-on neck" ed il "neck through body", dove neck prende il significato di manico.
Il manico bolt-on consiste nell'avvitare il manico al corpo dello strumento nel quale è stata ricavata un'apposita sede. La precisione della fresatura della sede è determinante ai fini della qualità sonora. In molti strumenti economici, questa lavorazione permette di nascondere eventuali difetti di fabbricazione, che vengono corretti con spessori di legno interposti fra il manico ed il corpo. Questo costituisce una grave perdita di continuità delle vibrazioni.
Il manico può essere anche inserito nel corpo, o meglio, costituire la parte centrale del corpo, prolungandosi fino alla fine dello strumento. Questo metodo permette al manico un contatto molto efficace con il corpo, a tutto vantaggio della trasmissione delle vibrazioni. Non sempre però il manico inserito nel corpo costituisce un vantaggio in termini di trasmissione delle vibrazioni, poiché la vibrazione viene prodotta non solo dalle corde ma anche dal manico (e dal corpo) del basso stesso. Di conseguenza quando si ha un manico avvitato (che non è quindi un pezzo unico dalla paletta fino all'estremità inferiore dello strumento), la parte di legno sottoposta a vibrazione è più corta e determina quindi una risposta più rapida. In altre parole, un pezzo di legno di mezzo metro di lunghezza sottoposto ad una sollecitazione vibra in un tempo minore rispetto ad uno di un metro. Il risultato che ne consegue è che un basso con un manico avvitato ha una risposta di suono più immediata e quindi un attacco decisamente più rapido. I bassi con il manico in un pezzo unico hanno quindi sicuramente una buona trasmissione delle vibrazioni, ma sicuramente più lenta rispetto a quelli bolt-on.


Tastiera

La tastiera del basso elettrico, come negli altri strumenti a corda, è quella superficie di legno su cui è possibile premere le corde per variare l'intonazione della nota prodotta. La tastiera del basso elettrico può ospitare i tasti oppure esserne priva (fretless). È oramai di uso comune indicare come fretted le tastiere provviste di tasti (frets).
Nel primo caso, ogni tasto definisce l'avanzamento di un semitono della nota prodotta. Il tasto è una barretta metallica inserita nella tastiera perpendicolarmente alle corde. Questo tipo di tastiera consente anche l'applicazione allo strumento della tecnica esecutiva slap, dove si percuote con decisione una corda con un dito, solitamente il pollice della mano destra, facendolo urtare ai tasti e con un altro dito, solitamente l'indice, si "strappa" un'altra corda di una tonalità più alta. Questa tecnica produce un suono percussivo e metallico, molto utilizzato nella musica funk.
Nel secondo caso invece, nei bassi elettrici fretless (senza tasti), l'altezza della nota prodotta varia spostando il punto in cui la corda viene premuta sulla tastiera. Essendo prive dei tasti, e non essendo indicate solitamente le posizioni delle note, i bassi di questa categoria necessitano di una buona conoscenza dello strumento per emettere suoni intonati. Tuttavia alcuni bassi fretless riportano, al posto dei tasti, degli inserti in legno di tipologia differente da quello della tastiera, che consentono all'esecutore di individuare la posizione della nota cercata.
Le tastiere più comuni ospitano 21 o 24 tasti.
I legni più utilizzati con cui si realizzano le tastiere dei bassi elettrici sono l'ebano, estremamente duro e liscio, perfetto per i bassi fretless, ed il palissandro, meno pregiato anche a causa della maggiore porosità del legno, che a suo vantaggio offre rispetto all'ebano una minore deformazione dovuta agli agenti atmosferici (caldo, freddo, umidità, ecc.). Altresì frequenti il palissandro brasiliano (detto anche Pao Ferro) più duro dell'africano, e l'acero. Negli ultimi anni, sulla scia dei bassi costruiti da Steinberger, è invalso l'uso di materiali sintetici, anche solo per le tastiere, come per il fabbricante italiano Laurus, che usa una particolare resina fenolica.


Corde

Le corde del basso elettrico sono prevalentemente in metallo, con un'anima solida, che può essere a sezione circolare o esagonale, ed un avvolgimento esterno che consente alla corda di raggiungere una massa tale da collocarla, nello spettro, all'ottava giusta. I materiali più usati sono l'acciaio o il nickel, con differenze timbriche fra le due soluzioni. In alcuni casi, la corda metallica può essere rivestita in materiale sintetico. Altra importante caratteristica è il tipo di avvolgimento, cosa che determina il tipo di superficie della corda, che può essere ruvida, semi-liscia e liscia. Il numero di corde montate su un basso può variare da un numero di quattro, il numero più comune per gli strumenti tradizionali, fino a sette corde, solitamente in uso per virtuosi o solisti dello strumento. In rarissimi casi, costruttori o liutai hanno realizzato bassi elettrici a due, otto o a dodici corde. Alcuni modelli di bassi sperimentali presentano delle corde in silicone.


Pick-up

Come succede per la chitarra elettrica, le vibrazioni delle corde metalliche del basso elettrico creano un segnale elettrico nei sensori elettromagnetici chiamati pick-up. Il segnale viene quindi amplificato ed emesso da un altoparlante.
Un pick-up aggiuntivo di tipo piezoelettrico, può essere installato sotto il ponticello che tiene le corde attaccate al corpo. In questo punto, le vibrazioni dello strumento sono fortissime, e questo sensore può così cogliere dettagli sonori e brillantezza che completano il suono prodotto dal basso elettrico.


Circuitazione

Tutti i bassi elettrici dispongono di una circuitazione che permette il controllo sul suono dello strumento, e questa può essere attiva o passiva.
Nei circuiti passivi si fa uso di pochi componenti elettronici, come potenziometri e condensatori, che possono solo modificare il volume e applicare un filtro passivo di tipo passa-basso al segnale. Il suono dello strumento sotto forma di segnale elettrico è quindi condotto all'amplificatore per mezzo di un conduttore elettrico schermato.
Nei bassi elettrici attivi è invece presente una circuitazione elettronica alimentata da batterie. Questa permette di equalizzare il suono con sofisticati filtri attivi, capaci di aumentare o diminuire le frequenze impostate anche fino a 20 decibel. Inoltre, il debole segnale presente all'uscita del pick-up viene amplificato dal circuito prima di essere convogliato nel conduttore elettrico che porta all'amplificatore. Questo aumenta notevolmente l'immunità del segnale elettrico ai disturbi.


Ponte

È la struttura su cui si ancorano le corde, fissato sulla faccia anteriore del corpo nella stragrande maggioranza dei casi, di solito fabbricato in metallo, ma anche in legno, in qualche caso. Trasmette le vibrazioni della corda al corpo, e partecipa cospicuamente alla caratterizzazione del timbro dello strumento. Quanto più e massiccio, tanto maggiore è il sustain delle note suonate. La sua caratterizzazione del suono ha fatto sì che si sia creato un attivo mercato di ponti che vanno a sostituire gli originali montati dai fabbricanti. Può incorporare un pick-up piezoelettrico, sensibile alla pressione diretta delle corde, e che trasduce le vibrazioni di corde non metalliche, cosa che i pick-up magnetici non possono, evidentemente, fare.


Capotasto

Detto anche "nut", è la struttura posta al termine della tastiera, dal lato della paletta, su cui appoggiano le corde all'uscita dalle meccaniche. Viene costruito in vari materiali, come l'osso, materiali sintetici o metalli come l'ottone. Ha il compito di dare alle corde la corretta spaziatura e trasmettere al manico le vibrazioni.


Truss rod

È un'asta metallica curva, di solito a concavità anteriore, contenuta nello spessore del manico, che, sottoposta a tensione tramite un bullone installato ad una delle sue estremità, controbilancia la tensione esercitata sul manico stesso dalle corde, provvedendo a che non si deformi, compromettendo la suonabilità e l'intonazione dello strumento.


Le origini

Il primo basso elettrico prodotto in serie fu sviluppato da un innovatore e costruttore di chitarre elettriche, Leo Fender all'inizio degli anni cinquanta. Il basso elettrico verticale esisteva già dalla metà degli anni trenta, ma era goffo ed inoltre la cassa acustica di cui era dotato ne rendeva difficile l'amplificazione, in quanto il segnale poteva innescare il feedback quando si superava un certo volume. Sembra tuttavia che nello stesso periodo furono venduti anche un esiguo numero di bassi elettrici solid body realizzati da altri costruttori.
Il basso elettrico rappresenta una radicale svolta nel panorama musicale, fornendo alla sezione accompagnamento dei complessi uno strumento facilmente trasportabile, amplificabile e più semplice da suonare rispetto al contrabbasso:
L'aggiunta al basso elettrico dei tasti ha permesso allo strumento di diventare molto più facile da imparare, e soprattutto più precisa la nota emessa (da qui il nome "precision").
L'uso di un pickup associato al corpo solido ha reso più efficace l'amplificazione dello strumento, che si è evoluta in seguito fino alla produzione di amplificatori capaci di erogare potenze di svariate centinaia di Watt.
Il Fender Precision Bass del 1951 fu il primo messo sul mercato con un pick-up di tipo single coil a quattro poli a singolo avvolgimento e un corpo piatto e spigoloso. Nel 1954 il corpo fu smussato ed arrotondato per migliorarne l'ergonomia. Nel 1957, il pick-up venne sostituito da uno split coil pick-up, separato in due elementi. Il battipenna subì sostanziali modifiche, come anche la paletta.
Questo modello del 1957 diventò uno standard nell'industria dei bassi elettrici, ed è ancora disponibile sul mercato. Un modello simile, ma rivisto e migliorato è il Fender Jazz Bass, che fu introdotto nel 1960.
Seguendo le orme di Leo Fender, altre industrie di strumenti musicali, quali Gibson, Danelectro e molte altre, iniziarono la produzione di versioni personalizzate di basso elettrico. Il contrabbasso divenne così obsoleto in molti generi musicali, lasciando spazio al più compatto basso elettrico, che permetteva al bassista una migliore agilità sul palco, e risolveva i problemi di amplificazione.

lunedì, 25 giugno 2007

Stevie Wonder


Ci sono persone che sono così sfacciatamente talentuose da farti morire d'invidia.Stevie Wonder è sicuramente una di queste, oltre che uno dei grandissimi del pop: inizia a incidere alla tenera età di 11 anni, abilissimo pianista e cantante già allora; e lo fa niente meno che per la Motown, una delle etichette più prestigiose del panorama soul e R&B americano.Eccezionale? E Stevie è cieco praticamente dalla nascita: in incubazione a causa di un parto prematuro, un'accidentale sovradosaggio di ossigeno gli toglie per sempre la vista, ma questo non intacca minimamente il suo talento e ottimismo. Anzi.A soli 15 anni è una delle punte di diamante della Motown, apprezzato in tutta la nazione e acclamato dalla critica (che ha parecchio di cui entusiasmarsi, visto che Stevie ha imparato a suonare anche la batteria e l'armonica a bocca).Prima di compiere 20 anni ha affinato le sue doti di compositore: scrive da solo quasi tutti i suoi brani e compone canzoni anche per altri artisti Motown (fra le altre, le fortunate "Tears Of A Clown" per Smokey Robinson e "It's A Shame" per i Detroit Spinners).Il 1971 è l'anno della svolta. Stevie ha sulle spalle una solida esperienza, una creatività musicale che non sembra mostrare la corda e la voglia di assumere un controllo maggiore sulla sua carriera: quando il contratto con la Motown scade, decide di prendere una pausa di riflessione. Non è sua intenzione cercare una nuova etichetta, quello che vuole è 'tirare sul prezzo', in particolare per quanto riguarda la sua libertà creativa: mentre una lunga e difficile trattativa viene portata avanti, Stevie registra due album ("Where I'm Coming From" e "Music Of My Mind") utilizzando il suo studio di registrazione privato.È una mossa azzeccata, anche perché basta un rapido ascolto per capire che Stevie sta rivoluzionando il soul/R&B: la Motown si rende conto che il suo pupillo ha le carte in regola per camminare da solo e gli concede il totale controllo artistico sui suoi dischi e maggiori royalties sulle canzoni. I due album registrati privatamente vengono pubblicati dalla Motown e, nel 1972, l'album successivo ("Talking Book") fa il botto. Grazie a singoli del calibro di "Superstition" e "You Are The Sunshine Of My Life", Stevie ottiene un successo di pubblico e critica gigantesco. L'anno dopo è la volta di "Innervisions", unanimemente considerato il suo capolavoro: è un altro passo avanti per la musica soul/R&B, perché tratta temi politici, religiosi e sociali (prima assai rari in questo genere).A questo punto la sorte gli gioca un tiro grottesco:Carolina del Nord, agosto del 1973; mentre una folla numerosa lo attende per un concerto, sulla macchina nella quale viaggia piomba un albero (!); lui rimane in coma per diverse ore e quando si riprende ha perso il senso dell'olfatto.Ce ne sarebbe per lasciarsi andare al pessimismo, ma sembra proprio che la parola non sia inclusa nel vocabolario di Stevie. Proprio ispirandosi a quell'assurdo incidente, nel 1974 realizza "Fulfillingness' First Finale" e chiude l'anno con un record invidiabile: nel biennio 1972-74 vince più Grammys di qualunque altro musicista (e in quasi tutte le categorie: Miglior Artista R&B, Migliore Canzone, Miglior Voce Maschile e Miglior Album).Gli anni successivi gli sono meno favorevoli: l'album doppio "Songs In The Key Of Life" (1976), ma soprattutto "Journey Through The Secret Life Of Plants" (1979, colonna sonora del documentario omonimo), lasciano la critica molto fredda, se non dichiaratamente dubbiosa. Nonostante ciò il successo commerciale non viene meno, grazie però più al nome di Stevie che alla qualità delle composizioni.Il 1980 è l'anno del ritorno al suo stile originale: "Hotter Than July" riceve critiche migliori e diventa il suo primo disco di platino. Il resto degli anni Ottanta è meno felice: avvicinatosi al pop, azzecca alcuni singoli di successo ("Ebony and Ivory" in coppia con Paul McCartney, "Part Time Lover"), rimane un musicista immensamente rispettato, ma non riesce a ritrovare la qualità della decade precedente.Gli anni Novanta confermano questa tendenza: è la fine di una gloriosa carriera?

George Benson


Una chitarra per tutte le stagioni.C'è poco da dire: George Benson è uno dei migliori chitarristi di sempre. Intanto ha talento da vendere, poi ha una versatilità persino sfacciata: dal pop al jazz, dallo swing all'r&b, sa dire la sua in modo autorevole abbracciando sound diversissimi tra loro. Certo, le vette assolute le tocca quando naviga in territori soul-jazz, però è un gigante anche altrove.Il suo modo di suonare ricorda quello di grandi maestri come Charlie Christian e Wes Montgomery, ma Benson ha saputo distillare il loro esempio in uno stile assolutamente originale, capace di unire perizia tecnica, suono caldo e un gusto invidiabile per la costruzione dei momenti solisti. Senza scordare lo strepitoso senso dello swing che ne fa un punto di riferimento anche per i chitarristi ritmici.Non finisce qui: quando decide di cantare sfoggia una voce che è stata avvicinata a quella di uno Stevie Wonder o di un Donny Hathaway: mica roba da poco.Non è un caso se il debutto professionale nel mondo della musica avviene come cantante: George Benson ha otto anni quando per la prima volta mette alla prova le sue corde vocali (è nato il 22 marzo del 1943, a Pittsburgh).In questi inizi di carriera non sempre il livello è alto, ma come ha detto lui "prima di ogni altra cosa ero un entertainer e in quest'ottica cantavo, ballavo e suonavo. Mentre la mia carriera progrediva ho avuto il piacere di suonare con alcuni dei peggiori jazzisti del pianeta, ma questo non ha modificato il mio desiderio di intrattenere le persone: questo è ciò che sono realmente".Dopo aver messo insieme una rock band (ha 17 anni), George Benson comincia ad appassionarsi di musica jazz, si innamora di Charlie Christian, Wes Montgomery e di Charlie Parker, infine comincia a farsi le ossa esibendosi nel gruppo jazz dell'organista Jack McDuff. È proprio quest'ultimo ad accompagnarlo quando, all'età di 21 anni, registra il suo primo disco come leader ("The New Boss Guitar", 1964).A questo punto il suo nome è una garanzia, quanto meno per quelli con le orecchie buone e infatti il talent scout John Hammond decide di prenderlo sotto la sua ala protettiva. Il risultato sono alcune incisioni datate metà degli anni Sessanta e destinate a trasformarlo una volta per tutte in uno dei chitarristi più ricercati dell'epoca: si tratta di titoli come "It's Uptown" e "The George Benson Cookbook", entrambi pubblicati nel 1966 da Columbia, entrambi con Lonnie Smith all'organo e Ronnie Cuber al sax baritono (ed entrambi ripubblicati nel 2001).Questo è un periodo d'oro per lui e non mancano collaborazioni con mostri sacri del calibro di Miles Davis (compare nel disco "Miles In The Sky", del 1967).Poi arrivano i primi cambiamenti.All'inizio è tutta una questione di case discografiche: lasciata Columbia Record, George Benson si lega prima a Verve Records poi ad A&M e CTI (ma la cosa non sarà mai esclusiva). In tutti questi casi prosegue la sua invidiabile avventura nel mondo della musica jazz.A metà degli anni Settanta arriva un nuovo cambiamento: questa volta riguarda il suo pubblico. In coincidenza con l'approdo a Warner Bros. Records, e grazie anche all'incoraggiamento di Tommy LiPuma, Benson comincia a ricorrere più spesso alle sue doti vocali e questo si rivela essere un'ottima mossa: l'album "Breezin'" (1976) ottiene un clamoroso successo di pubblico, soprattutto al di fuori di quello che l'ha seguito sino a ora. Il brano "This Masquerade", infatti, lo trasforma in una star del pop, gli consente di raggiunge la prima posizione nella classifica di Billboard e propizia la vittoria di un Grammy Award (categoria: miglior disco dell'anno, che tra l'altro diventerà il primo disco jazz a diventare di platino).Sull'onda di tutto questo la produzione di George Benson comincia a privilegiare territori musicali più vicini al pop e soprattutto all'r&b, un percorso musicale che culmina con il disco "Give Me The Night" (1980, prodotto da Quincy Jones). Tutto questo coincide anche con una progressiva riduzione dello spazio occupato dalla sua chitarra.Se però le vendite si mantengono piuttosto alte, non mancano purtroppo alcune scelte discutibili che nel corso degli anni Ottanta fanno storcere il naso ai critici e ai fan del suo talento da jazzista.Quasi a recuperare terreno da questo punto di vista, George Benson incide nel 1989 il disco "Tenderly", un'ottima raccolta di standard jazz che dimostra come siano rimaste intatte le sue doti da chitarrista. Già che c'è, ne approfitta per incidere con la band di Count Basie e per riallacciare in modo più continuativo i legami col suo antico mondo (c'è anche modo di tornare a registrare con Jack McDuff nel disco "Colour Me Blue", del 1992).Però non si tratta di un mea culpa: "Nessuno può fare la stessa cosa – dice Benson – per 30 anni di seguito. Ho sempre cercato di non pormi limiti: impari, cambi, alcune porte si sono aperte e io sono entrato".Una certa versatilità viene confermata anche con i dischi prodotti da GRP Records, etichetta che lo accoglie a partire da metà degli anni Novanta e che lo vede spesso collaborare con Tommy LiPuma. Forse i dischi più significativi di questa stagione sono "That's Right" (1997) e "Absolute Benson" (2000).Con l'arrivo del nuovo millennio l'età che avanza suggerisce un rallentamento dei ritmi, ma non pone fine alla sua produzione, tanto che nell'ottobre del 2006 ecco arrivare "Givin' It Up", disco registrato insieme al cantante Al Jarreau (altro nome di prestigio, fra i 'vecchietti' del jazz/soul). Segue persino una piccola tournée mondiale.

domenica, 24 giugno 2007

improvvisazione di jaco pastorius

improvvisazione di jaco pastorius..

Jaco Pastorius


John Francis Pastorius III (Norristown, Pennsylvania, 1 dicembre 1951 - 21 settembre 1987) conosciuto come Jaco Pastorius, è stato un notissimo bassista di musica Fusion.
Suonava generalmente un basso elettrico fretless (senza tasti). Con il suo stile particolare è riuscito a caratterizzare lo strumento come solista, e ridefinire il ruolo del basso elettrico nella musica, suonando simultaneamente melodie, accordi, armonici ed effetti percussivi.
Per numerosi bassisti (dal pop all'heavy metal) è un importante punto di riferimento.Nato a Norristown (Pennsylvania), Pastorius crebbe a Fort Lauderdale (Florida) dove si avvicinò alla musica suonando la batteria. A causa della frattura di un polso, cominciò a suonare il basso elettrico, prediligendo i generi R&B e pop e guadagnandosi la fama locale.
Dal 1976 la sua fama iniziò ad espandersi a livello internazionale con l'album Jaco Pastorius; nello stesso anno iniziò a suonare con gli Weather Report in due brani dell'album Black Market, e stabilmente dall'album Heavy Weather 1977, pubblicando poi diversi album. Nello stesso anno collaborò con Pat Metheny e Bob Moses nell'album "Bright size life".
Nel tour che segue l'uscita di Heavy Weather, in concomitanza con le prime manifestazioni dei suoi disturbi psichici, Jaco cominciò a far uso di alcolici, che fino allora aveva sempre ripudiato a causa dell'alcolismo di suo padre.
L'anno successivo sempre con i Weather Report suonò in "Mr. Gone" (1978), poi nel live "8:30" (1979) e in "Night Passage" (1980).
A causa della crescente tensione con Joe Zawinul, Jaco lasciò i Weather e iniziò una carriera da solista, pubblicando Word of mouth (album di composizioni orchestrali tra le quali "Three views of a secret"). Suonò in vari album di Joni Mitchell "Mingus", "Hejira" e "Shadows and lights" con Pat Metheny, Michael Brecker e Don Alias.
Le dipendenze da alcolici e droghe accentuarono il suo squilibrio mentale (disturbo bipolare); le sue relazioni con i manager dell'industria discografica e i gestori dei locali peggiorarono al punto da non trovare nessuno disposto ad ingaggiarlo per un concerto.
Jaco trovò la morte il 21 settembre 1987, in seguito ad un brutale pestaggio da parte di un buttafuori di un locale di Fort Lauderdale. Giorni prima, era il 12 settembre, Jaco, ubriaco fino all'eccesso, venne cacciato da un concerto di Santana al Sunrise Music Theatre per continui fastidi ed interruzioni. Egli vagò per tutta la notte fino a trovare il "Midnight Bottle Club", locale malfamato alla periferia di Fort Lauderdale.
Nonostante gli fosse impedito di entrare, dato che l'accesso era riservato ai soci, il bassista insisteva di fronte alle negazioni del buttafuori, Luc Havan. Infine questo ultimo, esperto in arti marziali, picchiò violentemente Pastorius con diversi colpi di karate. Quando la polizia arrivò sul posto trovò il musicista steso a terra, morente con il cranio fratturato e con gravi ferite. Havan fu arrestato per omicidio di secondo grado e condannato a ventidue mesi di carcere e cinque anni di libertà vigilata. Dopo quattro mesi fu rilasciato per buona condotta. Dopo nove giorni di coma Pastorius morì ed il mondo della musica perse uno dei più talentuosi bassisti della storia della musica

sabato, 23 giugno 2007

Led Zeppelin


Geniali, innovativi, capaci di lasciare una traccia indelebile nella storia della musica: tra la fine degli anni '60 e la prima metà dei '70 i Led Zeppelin sono i principi incontrastati nella grande stagione dell'hard rock. Oltre 200 milioni di album venduti nel mondo lo confermano.Tutto comincia dalle ceneri degli Yardbirds: dopo le sfortunate parentesi con Eric Clapton e Jeff Beck, il chitarrista Jimmy Page e il manager Peter Grant si ritrovano senza una band ma con dei contratti da onorare. È così che i tentativi di costituire i New Yardbirds portano nello stesso studio di registrazione il cantante Robert Plant, il batterista John Bonham e il bassista/tastierista John Paul Jones (al secolo James Baldwin): "Ci ritrovammo a suonare in una stanza – ricorderà più tardi Page – e dopo poco ci rendemmo conto di cosa stava succedendo. Iniziammo a ridere, per la gioia o per la consapevolezza di quel che potevamo fare noi quattro insieme".Quello che possono fare insieme è subito chiaro anche al di fuori della band: hanno una presenza scenica mostruosa, un'energia incredibile e un sound che porta il rock-blues verso orizzonti musicali completamente nuovi.È per questo che negli ultimi mesi del 1968 la loro carriera parte come un razzo: a settembre suonano nelle date precedentemente fissate per gli Yardbirds; a ottobre cambiano nome e diventano Led Zeppelin; nello stesso mese investono 1.782 sterline per 30 ore di registrazione e incidono il loro album di debutto (l'omonimo "Led Zeppelin"); entro la fine dell'anno firmano con Atlantic Records, che distribuisce il disco a partire dal 1969.Il risultato di tutto ciò è un successo straordinario, che impone il nome della band all'attenzione mondiale e che trasforma le sue esibizioni dal vivo in appuntamenti da non perdere per nessuna ragione al mondo. Anche perché pochi mesi dopo il gruppo si conferma alla grande: a ottobre del 1969 esce "Led Zeppelin II", immediato successo di pubblico e critica, destinato a dominare le classifiche grazie a classici assoluti come i brani "Whole Lotta Love" e "Moby Dick".Ci sarebbe di che prendersi una pausa per darci dentro con le notti di sesso, droga e rock 'n' roll. Invece no: le nottate ci sono comunque, ed entrano nella leggenda, ma chissà come la band riesce a trovare il tempo di spingere la sua sperimentazione musicale ancora più avanti. L'anno successivo (1970) "Led Zeppelin III" inaugura un uso maggiore delle chitarre acustiche e conferma le doti compositive del gruppo grazie a lunghe suite strumentali.Nuovo anno, nuovo capolavoro: "Led Zeppelin IV" (1971) porta ancora più avanti la musica del quartetto, che alterna il rock di "Black Dog" al folk di "The Battle Of Evermore", ma che soprattutto confeziona la straordinaria "Stairway To Heaven".Il 1972 è in gran parte dedicato a un mastodontico tour mondiale, che consacra la fama della band e che fa rimpiangere la disgraziata avventura italiana dell'anno precedente, dopo la quale Robert Plant aveva dichiarato "non verremo mai più a suonare in Italia".Era infatti successo che l'organizzazione del Cantagiro aveva fatto casino, sottovalutando la portata di un concerto dei Led Zeppelin e gestendo la loro esibizione milanese con troppa leggerezza (la scaletta, ad esempio, prevedeva che si esibissero prima di Al Bano e questo già la dice lunga). Insomma, il giorno del concerto la ressa è pazzesca e la polizia carica coi lacrimogeni la folla radunatasi fuori dal velodromo Vigorelli. Risultato: la band annuncia l'intenzione di non tornare più in Italia (promessa purtroppo mantenuta).Sia come sia, dopo la tournée mondiale i Led Zeppelin entrano in studio per lavorare all'album #5: "Houses Of The Holy" esce nella primavera del 1973 e sperimenta uno sguardo musicale in direzione di funk e reggae, ma anche un uso più esteso delle tastiere e del mellotron (ad esempio nel brano "The Rain Song").Il tour successivo è un nuovo trionfo, destinato nella sua fase statunitense ad abbattere ogni precedente record. Una data in particolare entrerà nella storia: il concerto al Madison Square Garden, che viene registrato e filmato e che nel 1976 diventa sia un doppio album live sia una delle più celebri pellicole rock (entrambi intitolati "The Song Remains The Same").Nel 1974 arriva finalmente una pausa meritata, ma se i Led Zeppelin non si esibiscono dal vivo né pubblicano nuovo materiale, trovano comunque il tempo di fondare la loro etichetta discografica (Swan Song). Sarà lei a pubblicare tutti i successivi album della band a partire da "Physical Graffiti", un doppio disco uscito all'inizio del 1975 e subito premiato con un successo impressionante (il brano "Kashmir" diventa la bandiera della nuova fase dei Led Zeppelin, fondendo rock, blues e musica tradizionale asiatica).Sull'onda dell'entusiasmo vengono poste le basi per una nuova tournée, ma il destino costringe il gruppo su binari differenti: Robert Plant e sua moglie rimangono infatti vittima di un serio incidente automobilistico mentre sono in vacanza in Grecia. Il tour viene annullato, Plant trascorre il resto dell'anno in riabilitazione e qualcuno comincia a sollevare l'ipotesi che la disavventura sia stata causata da energie negative evocate nel corso di riti satanici praticati dalla band. Come mai questa ipotesi? Per 3 ragioni. Primo: perché va di moda accusare il rock di satanismo. Secondo: qualche anno prima Jimmy Page si era molto interessato alla figura di Aleister Crowley, sacerdote di Satana che ispirò anche i Black Sabbath e i Rolling Stones. Terzo: qualcuno sosteneva da tempo che ascoltando al contrario "Stairway To Heaven" potevi sentire un inno al demonio cantato da Plant.Ipotesi strampalate a parte, nel 1976 i Led Zeppelin tornano con un nuovo album ("Presence") e col già ricordato doppio live "The Song Remains The Same". Una nuova disgrazia è però all'orizzonte: nella primavera del 1977, durante la tournée statunitense, il figlio di 6 anni di Robert Plant muore in seguito a un'infezione allo stomaco.L'immediata cancellazione del tour e le bocche cucite sulla sua eventuale ripresa alimentano i primi pettegolezzi sul futuro della band, soprattutto perché Plant va in crisi e si isola dal resto del mondo fino a buona parte del 1978.Invece, nella tarda estate di quell'anno i Led Zeppelin tornano in studio di registrazione, nel 1979 si imbarcano in un breve tour europeo e subito dopo pubblicano "In Through The Out Door" (album che testimonia l'allontanamento dalle radici blues e l'avvicinamento al progressive). Il nuovo lavoro debutta direttamente in vetta alle classifiche di Inghilterra e Stati Uniti, ma mentre fervono i preparativi per il nuovo, attesissimo tour statunitense, un'ultima tragedia si abbatte sulle sorti della band: il 25 settembre 1980 John Bonham viene trovato morto nel suo letto. A ucciderlo è stato un cocktail di alcol e barbiturici. Bonham è insostituibile, la sua morte scioccante: a dicembre del 1980 i Led Zeppelin annunciano il loro scioglimento.Robert Plant, Jimmy Page e John Paul Jones si dedicano a carriere soliste, ritornando insieme nel corso di eventi eccezionali come il Live Aid del 1985 (con Phil Collins alla batteria) e il concerto celebrativo di Atlantic Records nel 1988 (con Jason Bonham, figlio di John, alla batteria).Naturalmente, rimane lo spazio per le raccolte, come "Led Zeppelin" (1990, 4 CD, record assoluto di vendite per un box set), "The Complete Studio Recordings" (1993, 10 CD), "The BBC Sessions" (1997, 2 CD con esecuzioni live del periodo 1969-1971).In mezzo a tutto questo c'è anche lo spazio per una nuova collaborazione fra Jimmy Page e Robert Plant, che dà origine a nuove tournée e a due album: "No Quarter" (1994) e "Walking Into Clarksdale" (1998).

Patience

Shed a tear 'cause I'm missin' youI'm still alright to smile Girl I think about you ev'ry day now Was a time when I wasn't sure But you set my mind at ease There is no doubt You're in my heart now Said woman take it slow It'll work itself out fine All we need is just a little patience Said sugar make it slow and We come together fine All we need is just a little patience Patience
I sit here on the stairs 'Cause I'd rather be alone If I can't have you right now I'll wait, dear Sometimes I get so tense But I can't speed up the time But you know, love there's One more thing to consider Said woman take it slow And things will be just fine You and I'll just use a little patience Said sugar take the time 'Cause the lights are shining bright You and I've got what it takes to make it We won't fake it Aah, never break it 'Cause I can't take it
...little patience, mm yeah, mm yeah, need a little patience, yeah, just a little patience, yeah, some more pati.. I've been walkin' the streets to night just trying to get it right it's hard to see when so many around You know I don't like being stuck in a crowd And the streets don't change, but baby the names I ain't got time for this game 'Cause I need you, yeah but I need you, oh I need you, woh I need you, ooh This time

The mamas and papas

I Mamas and Papas erano un gruppo musicale statunitense formato da:



John Edmund Andrew Phillips (30 agosto 1935 - 18 Marzo 2001)

Holly Michelle Gilliam (4 giugno 1944)

Dennis Gerard Stephen Doherty (Halifax, Nova Scotia, Canada 29 novembre 1941 - Mississauga, Ontario, 19 gennaio 2007)

Cass Elliott (19 settembre 1941 - 29 luglio 1974)




John Philips, sposato con Michelle Gillam nel 1962, fondò i Mamas & Papas.nel 1965, Assieme a loro Cass Elliott, che come John aveva lavorato a New York nel giro del Village, e Denny Doherty. Riuscirono a spuntare un contratto con una nuova etichetta: la Dunhill e cominciarono a fare concerti. È del 1966 il loro primo disco California Dreaming, che ebbe un discreto successo (molto di più la cover italiana Sognando la California dei Dik Dik), ma fu con Monday Monday che diventarono n°1 negli USA. Da li furono una serie di successi uno via l’altro come Ceeque Alley, Dedicated to the one I love, Dancing in the street e I saw her again. I pezzi, scritti da Philips erano di prim’ordine, gli arrangiamenti vocali estremamente curati e i musicisti che li accompagnavano tra i più quotati session men del circuito Hollywoodiano di conseguenza un grosso apporto di fan. Nel 1967 comincia il declino del gruppo:in parte dovuto alle liti coniugali tra John e Michelle e lo scioglimento arriva nel 1968. La casa discografica fa ristampare tutti i loro dischi e nel 1971 c’è un tentativo di riunione che produce l’album People like us che non è comunque all’altezza dei precedenti lavori. John cerca fortuna come produttore cinematografico, Michelle come attrice e Mama Cass inizia una carriera da solista, peraltro disastrosa, e muore di morte naturale (i maligni dicono si sia soffocata con un panino mentre faceva il bagno) a Londra nel 1974. I Mamas & Papas, con i loro abiti stravaganti e l’aria da eterni vagabondi, cavalcarono l’ondata hippy tanto di moda in quegli anni e riuscirono ad imporre un marchio di fabbrica che dura tuttora

Fats Domino


Antoine Dominique "Fats" Domino (New Orleans, Louisiana, 26 febbraio 1928) è un cantautore e pianista, pioniere dell'R&B e del rock and roll.
E' stato il cantante afro-americano che ha avuto il maggiore successo durante tutti gli anni '50 e nei primi anni '60. Il fascino del suo pianoforte è dovuto al suo stile vagamente blues ed influenzato dal boogie woogie, dal taglio pervaso di classe e dominata da un caratteristico quanto inimitabile stile vocale.
Fats" Domino nasce in una famiglia dedita alla musica (suo padre era un apprezzato violinista) ed impara presto a suonare. A 14 anni, lascia la scuola per poter suonare in qualche locale notturno. È proprio in un locale che conosce il produttore Dave Bartholomew, con cui scriverà nel 1949 il suo primo pezzo di successo, "The Fat Man", considerato uno dei primi pezzi rock and roll.

giovedì, 21 giugno 2007

Devo


Devo è l'abbreviazione di Devolution (regressione), sindrome che stando alla filosofia dei 'mutanti' di Akron (nello Stato dell'Ohio) avrebbe colpito l'uomo moderno, facendolo appunto regredire allo stato di 'spud', cioè di patata.Tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80 i Devo ebbero una notorietà davvero incredibile, che li portò ai primissimi posti delle classifiche inglesi e americane.La band nasce nel 1974 per opera dei tre cantanti/chitaristi Mark e Robert Mothersbaugh e Gerald Casale, catturando sin da subito l'attenzione anche grazie ai loro atteggiamenti clowneschi e bizzarri, tanto che la produzione del loro primo album fu contesa da due star del calibro di Brian Eno e David Bowie (quest'ultimo dovette tirarsi presto indietro perché occupato da impegni cinematografici). Autori di un sound dove MC5, Stooges, Frank Zappa, vibrazioni elettroniche, atteggiamenti infantili e goliardia si fondono insieme, i Devo hanno rappresentato un riferimento importante a più livelli per numerose band provenienti dagli ambiti musicali più disparati (coverizzati anche dalla band di Cobain & soci e dai Soundgarden agli inizi degli anni novanta rispettivamente con "Turnaround" e "Girl U want"). "Are we not men" il loro album d'esordio, è probabilmente il migliore della loro produzione, calata qualitativamente col passare degli anni e con i lavori seguenti.Protagonisti dal 1996 in poi anche di brevi apparizioni al Lollapalooza tour.

Gianni Togni


Gianni Togni (Roma 24 luglio 1956), è un cantautore italiano.
Dopo alcune esperienze musicali con l'album "In una simile circostanza" del 1975 (poi ripubblicato nel 1981 con il titolo "Com'ero") e come supporter ai concerti dei Pooh, ottiene un notevole successo nell'estate del 1980 con il singolo "Luna" inserito nell'album "... E in quel momento". La felice vena creativa prosegue anche negli anni successi con gli album "Le mie strade" (1981), "Bollettino dei naviganti" (1982) e "Gianni Togni" (1983). Gli anni successivi sono stati caratterizzati dalla ricerca da parte dell'artista di musicalità nuove che non hanno sempre incontrato il favore del pubblico. Gianni Togni ha anche scritto musical sinfonici come Hollywood del 1998 con Massimo Ranieri, e "G.G" un musical su Greta Garbo commissionato dal teatro stabile di Stoccolma, andato in scena nel febbraio 2002, e musiche per la TV ed il Teatro.

The Doors


Il rock che schiude le porte della percezione.Venice Beach, Los Angeles, 1965: due studenti di cinema della UCLA stringono amicizia, e spinti dalla comune passione per la musica e la poesia maledetta decidono di mettere n piedi una band. Sono Jim Morrison, figlio ribelle di un ufficiale della Marina militare e Ray Manzarek, originario di Chicago e già membro dei Rick & The Ravens, una blues band in cui suona le tastiere al fianco con il batterista John Densmore. Sarà proprio quest'ultimo, insieme al chitarrista Robby Krieger, ha completare il quartetto che alla fine dello stesso anno si battezzato The Doors.Il nome del gruppo s'ispira a "Le Porte Della Percezione" di Aldous Huxley, un saggio che studia gli effetti sulla mente della mescalina, sostanza allucinogena contenuta nel peyote. Il titolo del libro prende spunto a sua volta da una frase del poeta e pittore inglese William Blake: "Se le porte della percezione fossero sgomberate, ogni cosa apparirebbe così com’è, infinita". Insomma i Doors si pongono come i continuatori, in veste rock, di quella letteratura visionaria che avuto i suoi massimi rappresentanti in Rimbaud, Baudelaire, Maupassant, Burroghs e Ginsberg.Iniziano ad animare la notte losangelina dal palco del London Fog, un locale di Sunset Boulevard. Il loro rock-blues psichedelico, lontano anni luce dal sound della West Coast alla Beach Boys, ha il respiro di qualcosa di assolutamente nuovo e i quattro approdano trionfalmente al mitico Whiskey A Go-Go. Il passo verso il contratto con la Elektra è breve e nel gennaio del 1967 pubblicano il loro primo omonimo album.Frutto di due settimane di registrazioni, è uno dei più folgoranti dischi di debutto della storia del rock. I versi di Morrison, cantanti con una voce suadente e baritonale, sono un pugno nello stomaco al perbenismo dell'America puritana: il verso finale censurato "Mother, I want to fuck you!", che chiude la lunga e angosciosa "The End", simboleggia al meglio il desiderio di provocare e gridare a gran voce che c'è una nuova generazione di giovani che vuole fare piazza pulita dell'ordine precostituito.Ma non c'è solo Morisson. I Doors sono una grande band che sa mescolare alla perfezione rock, blues, pop e psichedelia: Manzarek sposta i confini della tastiera e dell'organo con lunghe digressioni allucinate (suona e arrangia anche il basso), Krieger sforna riff irresistibili ("Break On Through") e compone uno dei pezzi più celebri della storia del rock ("Light My Fire"), e Densmore non è certo un comprimario. Sono tre musicisti dalla formazione e dai gusti diversi, che riescono comunque a far convivere in modo assolutamente originale e armonioso i loro stili. Il successo di pubblico, enorme, arriva subito e "Light MY Fire" raggiunge il primo posto delle classifiche statunitensi.L'esibizioni dal vivo non fanno che accrescere l'aura mitica che avvolge il gruppo: Morrison è un performer trascinante e gli show del gruppo mirano a coinvolgere il gruppo in un momento di estasi collettiva.Il secondo album, "Strange Days", pubblicato a qualche mese di distanza, conferma il talento e la forza dirompente del gruppo bissando il successo dell’esordio: anche qui si alternano pezzi più melodici e orecchiabili (la trascinante "Love Two Times"), lunghi viaggi nella psiche umana ("When The Music It’s Over" con i suoi 11 minuti di durata) e malinconiche riflessioni di Morrison ("People Are Strange").Nel 1968 i Doors partono per il loro primo tour europeo, durante il quale si esibiscono anche al fianco dei Jefferson Airplane in un memorabile concerto alla Roundhouse di Londra. Nello stesso anno pubblicano "Waiting For The Sun", terzo LP in due anni, il quale, se non tocca i vertici dei primi due lavori, vanta comunque un’altra numero 1 nelle classifiche Usa ("Hello I Love You").Morrison si dedica nel frattempo a progetti artistici paralleli: pubblica due raccolte di poesie, "The Lords" e "The New Creatures", e realizza due film sperimentali con ex-compagni della UCLA.Il ritorno dei Doors non si fa comunque attendere molto, perché nel luglio del 1969 pubblicano "The Soft Parade", unanimemente riconosciuto come il loro più debole lavoro in studio. Il tentativo di integrare archi e ottoni al loro rock-blues psichedelico risulta (con l'eccezione del singolo "Touch Me") poco felice.Ma il momento di stasi creativa è forse imputabile anche alle tensioni createsi all'interno del gruppo, soprattutto a causa della condotta di vita del suo frontman: l'abuso di alcol e droga è ormai accompagnato da atteggiamenti sempre più provocatori ed eccentrici. Il primo marzo di quell'anno Morrison viene addirittura arrestato durante un concerto a Miami per aver mostrato il suo organo sessuale al numeroso (e delirante) pubblico presente. Morrison sembra più interessato a intraprendere una personale crociata contro il perbenismo americano che a fare il musicista, e il resto del gruppo non sempre gradisce.Nel 1970 la band di Los Angeles dà alle stampe "Morrison Hotel", quarto album in studio in carriera: abbandonati gli arrangiamenti sofisticati di "The Soft Parade", è (e rimarrà) il disco più rock dei Doors e segna un deciso ritorno alle radici blues e country, come dimostra il pezzo d'apertura "Roadhouse Blues" (un classico intramontabile). La critica, dopo aver storto il naso per il lavoro precedente, apprezza e rilancia le quotazioni di Morrison e compagni che nello stesso anno pubblicano il doppio "Absolutely Live".È il resoconto di una lunga serie di concerti che i Doors hanno tenuto tra il 1969 e il 1970, ma se da un lato fotografa bene le atmosfere di misticismo collettivo in cui erano avvolte le esibizioni del gruppo, dall'altro mette spesso in evidenza uno stato di quasi perenne incoscienza in cui Morrison era immerso, non nascondendo atteggiamenti di distacco e d'insofferenza verso i riflettori dello showbiz.Le tensioni all'interno del quartetto sembrano però essersi allentate, così il gruppo entra in studio di registrazione per registrare nuove canzoni. Ne esce "L.A. Woman", l'ultimo disco dei Doors con il proprio frontman: la matrice blues non è mai stata così forte in tutta la carriera, e l'album risulta sicuramente il più riuscito dopo "Strange Days". A trascinarlo ci sono la splendida title-track (un rock-blues tirato per oltre 7 minuti) e la struggente "Riders On The Storm", brano di chiusura del disco e testamento artistico di Morrison.Il disco viene pubblicato in aprile del 1971, ma il cantante già dal marzo precedente si è trasferito a Parigi con la moglie Pamela. Ed è proprio qui, nella camera d'albergo dove alloggia, che la notte del 3 luglio muore, in seguito (pare) ad un'overdose. La notizia viene diffusa tre giorni dopo, quando Morrison è già stato sepolto nel cimitero di Pere Lachaise, poco a nord della capitale francese.I tre restanti membri del gruppo, anche per le insistenti richieste della Elektra, tentano di proseguire senza il loro cantante. Se lo sforzo è encomiabile (non si limitano a ingaggiare un nuovo vocalist ma cercano d'intraprendere nuove strade musicali) i risultati sono deludenti: "Other Voices" e "Full Circe", pubblicati tra la fine del 1971 e l'estate del 1972, ottengono uno scarsissimo successo inducendo la band a sciogliersi.Manzarek e Krieger intraprendono una discreta carriera solista: il secondo è sicuramente il più prolifico degli ex-Doors, e con Densmore forma anche la Butts Band, con la quale pubblica due dischi.La fama dei Doors, intanto, cresce in maniera esponenziale con il passere degli anni, e la figura di Morrison raggiunge contorni leggendari, che lo fanno entrare di diritto nel pantheon dei maledetti del rock insieme a Jimi Hendrix e Janis Joplin.A conferma del fascino e l'ammirazione che il gruppo esercita nei decenni seguenti ci sono anche le opere di due grandi registi: "Apocalypse Now" (1979) di Francis Ford Coppola che utilizza "The End" nella lunga e memorabile sequenza iniziale, e "The Doors" (1991) di Oliver Stone, film (molto discusso) sulla breve ma folgorante carriera del quartetto di Los Angeles.

Soft Cell



Soffici, sottili, sofisticati: artisti dell'inconsistenza. Un duo synth-pop che ha lasciato la sua impronta sugli Eighties con la formula dell'elettrosoul, ma che ha ballato per poche stagioni.I Soft Cell nascono a Leeds nel 1980, per iniziativa di Marc Almond (voce) e David Ball (sintetizzatore), studenti di una scuola d'arte. Obiettivo: produrre musica per spettacoli teatrali. Questo background di stampo visual-instrumental li accompagnerà per tutta la parabola dei Soft Cell. Siccome il circuito dei teatri inglesi non è una fonte di guadagni clamorosi, il combo si autofinanzia un EP "Mutant Moments", che li impone all'attenzione di Stevo, capo della Some Bizzare. Stevo ingaggia il producer Daniel Miller e il singolo "Memorabilia", 1981, invade gli scaffali dei musicstore.Nel giro di un anno Almond e Ball vengono catapultati all'attenzione internazionale con "Tainted Love" (scritto da Ed Cobb dei Four Preps), che diventa subito un cult (e lo rimarrà). Il brano è una litania elettro-ipnotica che, grazie al reading soul-style di Gloria Jones, schizza al numero uno delle chart inglesi e si piazza molto bene in tutti i paesi occidentali.Ovvio che segua un LP, "Non-Stop Erotic Cabaret", che ottiene altrettanto successo, immediatamente seguito dalla collezione di remix "Non-Stop Ecstatic Dancing". Il loro synth pop sa di post punk, con incursioni nel new romantic e new wave, le tendenze che impazzano all'epoca. I due non sono degli adoni, ma il loro look homo-dandy-sado-glam piace e fa tendenza. Insomma, i Soft Cell sono una grande promessa. Ma in quegli anni, lo showbiz è pieno di promesse…Nel 1983 battono il ferro caldissimo e sfornano "The Art of Falling Apart", che si rivela una conferma ma anche un'anticipazione del destino del duo. Infatti, dopo la pubblicazione di "This Last Night in Sodom", il gruppo si scioglie.Almond peregrina tra produzioni e altri gruppi, senza trovare una collocazione definitiva: prima si dedica ai Marc and the Mambas (con Matt Johnson dei The The e Annie Hogan), seguendo le tracce dell'elettrosoul e facendo cover di Lou Reed e Jacques Brel; poi passa ai Marc Almond And The Willing Sinners; infine, dal 1987 opta per la carriera solista, ma senza sfondare. Da ricordare la collaborazione con Jimmy Somerville dei Bronski Beat per la fortunata "I Feel Love/Johnny Remember Me".Ball, dopo anni di relativa inattività, riemerge con i Grid, agganciandosi al trend della acid house.Nel 2002, anticipato da una serie di concerti in tutta Europa, esce "Cruelty Without Beauty", il ritorno dei Soft Cell.

back in black @live

esibizione degli AC/DC dal vivo;

AC/DC


Gli AC/DC sono l’essenza stessa dell’hard rock: duri ed elettrizzanti.Il ruggito del loro accordo power è stato uno dei suoni più influenti degli anni Settanta e Ottanta. Gli AC/DC sono nati quasi come una reazione contro la pomposità dell’art rock e l’affaticamento del mainstream da stadio dei primi Seventies: il loro sound era (ed è rimasto) minimalista, efficace e poco incline alla logorrea. Grazie anche al cantato trita-corde vocali di Bon Scott e alla vena dissacratoria e di puro divertimento, la band avrebbe generato per due decenni schiere sterminate di imitatori.Gli AC/DC nascono nel 1973, in Australia, su iniziativa del chitarrista Malcolm Young, dopo lo scioglimento della sua band, i Velvet Underground (niente da spartire con il gruppo di Lou Reed e John Cale). Nel progetto coinvolge anche il fratellino quindicenne Angus Young: ben presto, la divisa scolastica con cui il giovincello si esibisce sul palco e la sua 'Diavoletto' Gibson diventano il marchio inconfondibile della band. Gli AC/DC suonano qualche concerto nei dintorni di Sidney e registrano un primo singolo; l’anno seguente si spostano a Melbourne, dove vengono reclutati Phil Rudd (batteria) e Mark Evans (basso). Quando il cantante Dave Evans si rifiuta si esibirsi dal vivo, gli AC/DC lo rimpiazzano con il loro autista, Bon Scott, che con le sue condanne per reati minori contribuisce a rafforzare l’immagine di disadattati sociali che contraddistingue – con ironia - la band. Scott per divertirsi, è solito girare per le vie di Sydney con un serpente al collo.I primi due dischi, "High Voltage" (1974) e "TNT" (1975), escono solo in Australia e vengono poi accorpati in un unico "High Voltage" nel 1976, distribuito negli Usa e nel Regno Unito. Alla fine dello stesso anno segue "Dirty Deeds Done Dirt Cheap". Nel 1977 Evans molla la band (al suo posto entra in formazione Cliff Williams) e gli AC/DC pubblicano "Let There Be Rock", che diventa il loro primo successo in America. "Powerage" (1978) accresce ulteriormente il successo della band, spinta anche dagli incendiari show dal vivo: "If You Want Blood You’ve Got It" (1978) testimonia la furia che gli AC/DC sanno scatenare sul palco. Con "Highway To Hell" (1979) la fama del gruppo esplode come una bomba. Il 20 febbraio dell’anno seguente muore Bon Scott; il coroner afferma che si è 'ubriacato fino alla morte'. Ma il caterpillar AC/DC assorbe il dramma e non si ferma: in marzo Brian Johnson prende il posto del defunto cantante e un mese dopo esce "Back In Black", il loro disco di maggior successo (più di dieci milioni di copie vendute solo negli Usa). L'LP si apre con il suono di campane, in memoria di Scott.Negli anni che seguono gli AC/DC dominano l’hard rock mondiale e confermano la loro solidità con "For Those About To Rock We Salute You" (1981). Nel 1982 Rudd lascia la band, rimpiazzato da Simon Wright. Negli anni che seguono, a partire da "Flick Of The Switch" (1983), arrestano la loro corsa e né "Fly On The Wall" (1985), né "Who Made Who" (1986), né "Blow Up Your Video" (1988) riescono ad fermarne il declino. Con Chris Slade dietro le pelli, esce il seminale "The Razor’s Edge" (1990), che risolleva le sorti della band, anche grazie alla formidabile energia di "Thunderstruck", e restituisce gli AC/DC al gotha dell'hard rock. Nei primi anni Novanta il combo di Angus Young si mantiene saldamente tra le band più amate del globo, capace in particolare di smuovere masse oceaniche per i suoi concerti.Nel 1995 esce "Ballbreaker", prodotto dal geniale Rick Rubin: un album che, a vent’anni dalla nascita del gruppo, riesce ancora a ottenere – nonostante qualche ripetitività della formula AC/DC - consensi entusiastici dai fan e dalla critica. Due anni dopo la crew celebra la propria carriera con il magniloquente boxset "Bonfire", che racchiude anche materiale inedito di Bon Scott. "Stiff Upper Lip" viene pubblicato nel 2000 ed è caratterizzato da un marcato sapore blues.

martedì, 19 giugno 2007

ABBA


Le superstars svedesi ABBA, il gruppo pop che ha ottenuto enorme successo negli anni Settanta, si formano nel 1966 quando il tastierista e cantante Benny Andersson, già membro del gruppo Hep Stars, si unisce al il chitarrista e cantante Bjorn Ulvaeus, leader del gruppo folk-rock Hootenanny Singers. I due iniziano a comporre e arrangiare canzoni per la Polar Music-Union Songs, una casa discografica gestita da Stig Anderson, lui stesso prolifico autore negli anni ’50 –’60. Contemporaneamente sia Anderson che Ulvaeus lavorano a un progetto con le rispettive fidanzate: Ulvaeus insieme a Agnetha Faltskog, che aveva raggiunto la vetta alla hit svedese con "I Was So In Love", e Andersson con Anni-Frid Lyngstad, una cantante jazz diventata famosa vincendo un concorso canoro nazionale. Nel 1971 la Faltskog intraprende la carriera come attrice accettando il ruolo di Maria Maddalena nella celebre produzione di Andrew Lloyd Webber, "Jesus Christ Superstar". L’anno successivo, il duo Andersson –Ulvaeus raggiunge il successo con "People Need Love", che ha come coriste la Faltskog e la Lyngstad. Il disco li porta a partecipare nel 1973 all’edizione svedese dell’Eurovision Song Contest dove, sotto i nomi di Bjorn, Benny, Agnetha & Frida presentano "Ring Ring": il brano riscontra un estremo successo popolare ma il voto della giuria li fa piazzare terzi. L’anno seguente, ribattezzatisi ABBA (su consiglio di Stig Anderson in quanto acronimo dei loro nomi), il quartetto produce "Waterloo" e diventa il primo gruppo svedese a vincere l’Eurovision Song Contest. Con la canzone inizia la serie dei molti successi internazionali per il quartetto svedese. Nel 1975 gli ABBA presentano "SOS", un gran successo non solo in America e Gran Bretagna ma anche in Spagna, Germania e nelle nazioni del Benelux. Segue una lunga serie di successi come "Mamma mia", "Fernando" e "Dancing Queen" (le più alte nella classifica USA), mentre nella primavera del 1976 presentano già il loro primo "Greatest Hits". La popolarità degli ABBA continua nel 1977, quando sia "Knowing Me, Knowing You" che "The Name of the Game" dominano le onde radio. Il gruppo gira anche un film, "ABBA-The movie", uscito nel 1978. Quell’anno Andersson e la Lyngstad si sposano, seguendo le orme di Ulvaeus, unitosi alla Faltskog nel 1971. Sono proprio questi ultimi a separarsi pochi mesi dopo, e la sofferenza d’amore è il tema di molte canzoni del loro seguente LP , "Voulez Vous" del 1979. Poco dopo l’uscita di "Super trouper" del 1980, divorziano anche Andersson e la Lyngstad, alterando la dinamica del gruppo; "The Issue", uscito l’anno dopo, è l’ultimo lavoro degli ABBA, che si sciolgono definitivamente verso la fine del 1982. Sebbene tutti i componenti del gruppo diano vita a nuovi progetti (la Lyngstad e la Faltskog producono entrambe LP da soliste, mentre Andersson e Ulvaeus collaborano con Tim Rice al musical "Chess"), nessuno di loro raggiunge il successo dei lavori precedenti, soprattutto perchè in tutto il mondo, e specialmente in Europa e Australia il fenomeno ABBA non è mai stato dimenticato. Anche dopo la rottura, le loro raccolte e collezioni live continuano a presenziare nelle classifiche, e non solo a ispirare una lunga schiera di artisti fra cui gli Erasure, gil U2, i giovanissimi Steps, ma anche a trovare spazio nel mondo cinematografico. E’ del 1995 "Muriel’s Wedding", la storia di una ragazza australiana che trova rifugio dalla solitudine nella musica degli ABBA: il film riporta i lavori del gruppo sotto i riflettori e all’attenzione di una nuova generazione di fans.

The Police


Nominalmente, i Police sono un gruppo punk, ma solo nel senso più lato del termine. Il pop nervoso, un pò reggae del trio è punkeggiante, ma non è necessariamente ‘punk’. Tutti e tre i membri sono considerevolmente più bravi dal punto di vista tecnico rispetto alla media dei gruppi punk o new wave. La chitarra di Andy Summers ha un attacco preciso che crea onde dense, intrecciate di suoni ed effetti. Stewart Copeland riesce a suonare poliritmie con facilità. E Sting, con la sua voce alta e intensa, è in grado di creare canzoni pop contaggiosamente orecchiabili. Pur non essendo punk, i Police hanno dimostrato che lo spirito punk può avere un futuro nella musica pop (cosa che poi è successa a fine anni Novanta). Mentre procedono nella loro carriera, i Police diventano sempre più arditi e si cimentano nel jazz e in svariati generi musicali dal mondo. Nel mentre, il ritmo serrato di produzione ed il loro essere una presenza costante in cima alle classifiche li fa conoscere ad un pubblico sempre più vasto e, nel 1983, sono il gruppo di rock & roll più famoso al mondo. Nonostante siano all’apice del successo, nel 1984 delle tensioni interne al gruppo ne provocano lo scioglimento; è però Sting a portarsi dietro la maggior parte dei fans del gruppo, fino a diventare una grande star internazionale.Stewart Copeland e Sting (all’anagrafe Gordon Sumner) fondano i Police nel 1977. Prima della formazione del gruppo, Copeland, figlio di un agente della CIA, frequenta un college in California; si trasferisce poi in Inghilterra dove si unisce al gruppo di progressive-rock Curved Air. Sting fa l’insegnante e lo scavatore(!), suonando in gruppi jazz-rock (inclusi i Last Exit), come attività ancora marginale. I due musicisti si incontrano in un jazz club locale e decidono di formare un gruppo di progressive-pop con il chitarrista Henry Padovani. Per pochi mesi, all’inizio, il gruppo suona nei soliti pub londinesi ma presto viene ingaggiato per comparire nella pubblicità di un chewing gum, nel ruolo di una band di punk. La pubblicità naturalmente porta notorietà ma anche la derisione dei veri punk.Alla fine del 1977 il gruppo pubblica il suo primo singolo, “Fall Out”, con la I.R.S., una casa discografica indipendente che Stewart Copeland fonda con il fratello Miles, che è anche il manager dei Police. Il singolo è un colpo notevole per un marchio indipendente, con 70.000 copie vendute. Padovani viene sostituito da Andy Summers, veterano della ‘British Invasion’. I Police siglano un contratto con la A&M nella primavera del 1978, con alti proventi in royalty e molti vantaggi. Pubblicano “Roxanne” la scalata alle classifiche è ancora lontana. I Police iniziano quindi un tour in America senza nessun disco da promuovere, suonando in vari posti con strumenti e attrezzature noleggiate. “Outlandos d’Amour” esce alla fine del 1978 e arriva nelle Top 10 U.K. e Top 30 U.S. Subito dopo il gruppo inizia un tour di supporto per Alberto Y Lost Trios Paranoias ed esce il singolo di “So Lonely”. Pubblicano di nuovo “Roxanne” e arrivano alla No.12 delle charts U.K. Nel 1979 Sting appare in “Quadrophenia”, un film inglese basato su un album degli Who –e sulla cultura dei ‘mod’- recitando poi in “Radio On”.Prima del successo internazionale “Message In A Bottle”, “Regatta de Blanc” consacra il gruppo al Top delle charts, oltre a concerti in Thailandia, India, Messico, Grecia ed Egitto. “Dont Stand So Close To Me”, primo singolo dell’album “Zenyatta Mondatta”, è la seconda No.1 seguita dalla No.10 “De Do Do Do, De Da Da Da”. Nel 1981 i Police registrano il tutto esaurito al Madison Square Garden. Capitalizzando il successo, la band torna in studio nell’estate del 1981 per il quarto album con il producer Hugh Padgham. Le sessioni, filmate da un documentario della BBC, finiscono dopo un paio di mesi con l’album “Ghost in the Machine” che genera la loro più grande hit “Every Little Thing She Does is Magic”.Dopo i successi dell’80 –’81, nominati come ‘Best British Group’ al primo Brit Awards e vincitori di 3 Grammy prendono una pausa nel 1982. Sting recita in “Brimstone and Treacle”, pubblicando poi il singolo “Spread a Little Happiness” dalla colonna sonora. Copeland partecipa a “Rumble Fish” di Francis Ford Coppola, realizzando poi un album con il nome di Klark Kent e suonando anche con Peter Gabriel. Summers registra un album strumentale, “I Advance Masked”, con Robert Fripp. I Police tornano nell’estate 1983 con “Synchronicity”, che scala le chart fino alla No.1 e negli State rimane in vetta per ben 17 settimane. Il disco è un successo sulle note di “Every Breath You Take”. Con svariate settimane in classifica alla No.1. “King of Pain” e “Wrapped Around Your Finger” fanno si che l’album diventi multi-platino in America e Inghilterra. Il tour mondiale che segue è molto lungo e proficuo, e porta la band ad un periodo sabbatico, che non termina a causa di tensioni interne, diminuendo il desiderio di lavorare insieme. Sting inizia a lavorare a progetti jazz, pubblicando “The Dream of the Blue Turtles” nel 1985, primo di una lunga serie di album solisti di successo.Copeland e Summers non seguono le orme del compagno, registrando ripettivamente “The Rhythmatist” nel 1985 (e dando vita alla band Animal Logic) mentre Summers continua esperimenti jazz-fusion. Collabora con Fripp e John Etheridge. Nel 1986 I Police tentano di riunirsi, suonando ad un concerto di Amnesty International, ma Sting non ha intenzione di condividere col gruppo le canzoni da lui scritte. Esce la compilation “Every Breath You Take — The Singles” che ha grande successo, ma il gruppo non suona più fino al matrimonio di Sting nel 1992, anno in cui esce un “Greatest Hits”. L’anno dopo esce il cofanetto “Message In A Box: The Complete Recordings” e nel 1995 il doppio album “Live”.